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Hai a cuore la tua privacy? Ecco come proteggerla


Abbiamo sottolineato più volte, in questi anni, quanto la protezione della nostra vita privata sia importante: da un lato per limitare il rischio di furto di identità, dall’altro per proteggere la nostra reputazione.   Con il passare del tempo e l’evolvere degli strumenti tecnologici di cui facciamo uso, i rischi per la nostra privacy sono aumentati sensibilmente, ecco perché non dobbiamo mai abbassare l’attenzione.  La prima regola da seguire è: se non vogliamo che qualcosa sia di pubblico dominio, dobbiamo essere noi i primi a non condividerlo (nemmeno in cerchie ristrette, come permesso da alcuni social network); una volta che una informazione è online, possiamo potenzialmente perdere il controllo su di essa. E non facciamoci ingannare dalla retorica del “non ho nulla da nascondere”: il rispetto della privacy è fondamentale per il funzionamento di uno stato democratico.   Viviamo in un sistema in cui per accedere a servizi (gratuiti, di solito) dobbiamo essere disposti a cedere un po’ della nostra privacy: certo, è comodo e utili, ma ne vale davvero la pena in tutti i casi?   Per questo è importante leggere le informative dei servizi, dei programmi e delle applicazioni che vogliamo utilizzare e capire a quali dati possono avere accesso. È importante conoscere le possibilità di protezione della nostra vita privata di social network come Facebook o di servizi come Google, per avere quanto più controllo possibile sulle informazioni su di noi che rendiamo disponibili.   Tra i consigli per difenderci e tenere lontani occhi indiscreti: limitiamo le informazioni personali che diamo (per esempio nascondendo la data di nascita, quando possibile, o, almeno, non rendendola pubblica); importante inoltre evitare la geolocalizzazione in quello che condividiamo, non dare informazioni dettagliate (su indirizzo, lavoro, contatti personali, conto bancario…), fare attenzione al phishing (nelle sue varie forme) e seguire una regola semplice: se abbiamo dei dubbi sull’affidabilità del sito o dell’applicazione, sull’uso finale delle informazioni che ci vengono richieste, meglio lasciar perdere e tenere i nostri dati per noi.