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Sharenting: quando i genitori condividono troppo


Tempo di lettura stimato: 5 minuti

Quale genitore non vuole condividere la nascita di un figlio, o un suo risultato sportivo, o ancora le immagini gioiose di una vacanza con tutta la famiglia? Quando questa condivisione avviene in rete, però, porta con sé notevoli rischi di cui molti di noi – forse la maggioranza – non sono affatto consapevoli, e che invece bisogna avere ben presente per tutelare i propri figli, sia nel presente che nel futuro.

Oggi parliamo dei pericoli dello sharenting.

Cosa si intende per Sharenting?

Quello della condivisione di immagini e dati dei figli da parte dei genitori è un fenomeno ormai così diffuso da aver dato origine a un neologismo, sharenting.

Questo termine inglese fonde insieme le parole “share” (condivisione) e “parenting” (la genitorialità), ed è stato di recente reso popolare da una campagna del Garante della Privacy che ha al centro uno slogan che tutti dovremmo sempre ricordare: “La sua privacy vale più di un like”.

Esempi di sharenting

Rendiamo però più concreta questa definizione con alcuni esempi di sharenting:

  • Condivisione di foto dei propri figli sui social o altre piattaforme
  • Condivisione dei dati personali dei figli, come le date di nascita, la scuola che frequentano, ecc
  • Condivisione di altri dati tramite la geolocalizzazione, ad esempio la struttura sportiva in cui i figli si allenano
  • Creazione di account social per i figli, gestiti dai genitori
  • Condivisione di immagini ecografiche durante la gravidanza.

Se questi esempi ti sembrano comuni, è perché lo sono. Secondo un recente studio europeo, i genitori condividono online una media di 300 immagini dei propri figli all'anno, più una mole incalcolabile di dati personali. Il risultato è che nei paesi occidentali, l'81% dei bambini ha già una presenza online prima dei due anni di età.

Insomma, spesso ci preoccupiamo dei pericoli a cui i nostri figli possono andare incontro usando gli strumenti digitali, ma ci dimentichiamo di quelli a cui li esponiamo noi adulti.

I rischi dello sharenting

Come dicevamo, sono molti i rischi a cui bambini e ragazzi possono essere esposti a seguito della condivisione di dati e immagini da parte dei loro stessi genitori.

Furto delle immagini

Spesso non ci rendiamo conto del fatto che un'immagine pubblicata sui social, anche quando le impostazioni della privacy sono restrittive, è un'immagine su cui non abbiamo più alcun controllo. Non solo una foto messa su un profilo pubblico è letteralmente alla mercé di chiunque, ma persino quando il nostro profilo è riservato agli “amici” o “follower”, l'immagine potrebbe essere scaricata e ricondivisa dalle persone che conosciamo. D'altra parte, chi ha, tra i suoi contatti sui social, solo conoscenti stretti di cui si fida ciecamente?

Uno studio australiano ha rilevato che circa il 50% delle immagini di bambini ritratti nella loro vita privata e presenti su piattaforme pornografiche, proveniva dai profili social di persone – spesso genitori e parenti – che le avevano condivise senza alcuna intenzione malevola.

Le immagini possono poi essere utilizzate anche per altri scopi, ad esempio per contraffare altri profili social.

Furto d'identità

Le foto e soprattutto i dati dei nostri figli possono essere impiegati dai cybercriminali per costruire delle identità fittizie che poi vengono impiegate per gli scopi più diversi, come ad esempio la frode creditizia.

Il furto d'identità è un fenomeno sempre più diffuso, che purtroppo non risparmia bambini e ragazzi.

Profilazione

Quando cediamo la nostra privacy in cambio di servizi (come, ad esempio, l'utilizzo di una piattaforma social) acconsentiamo, nei fatti, a consegnare i nostri dati ad aziende che li utilizzano per creare un nostro “ritratto” dal punto di vista delle nostre abitudini e potenzialità di consumo. È il motivo per cui le pubblicità che affollano i siti web e le app che frequentiamo tendono a riguardare prodotti che ci interessano.

Questo può avvenire anche con chi non può dare il consenso alla condivisione dei propri dati, come i nostri figli. Non solo, ma non possiamo sapere con certezza per quali scopi di profilazione potrebbero essere utilizzati un domani i dati che condividiamo oggi.

Cyberbullismo

Pubblicare immagini ed eventi che riguardano la vita dei nostri figli rappresenta un rischio anche per quanto riguarda il cyberbullismo, perché i bulli potrebbero entrarne in possesso e usarli per prenderli in giro o ricattarli.

Immagina un genitore che stampa e distribuisce le foto e le informazioni dei suoi figli per strada, ai passanti. Chiunque lo considererebbe un irresponsabile, vero? Eppure, è proprio quello che facciamo quando postiamo in rete quelle stesse foto e informazioni.

Semplicemente, dobbiamo astenerci dal farlo o pubblicare, se proprio dobbiamo, solo immagini nelle quali non sia visibile la fisionomia o alcun tratto distintivo dei nostri figli, e in ogni caso non diffondere in rete il loro compleanno o altri dati personali.

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