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Affitti brevi: cosa cambia col CIN e le nuove regole


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Dopo l'introduzione delle nuove regole, diminuiscono gli affitti brevi nelle città italiane, con punte che arrivano fino al -20% a Firenze, per una media del -11% di annunci online. Si tratta del primo calo dal termine della pandemia, da quando cioè si è rilevata l'esplosione degli affitti turistici a sfavore di quelli a scopo residenziale.

Se il trend è destinato a durare e a segnare una netta inversione di tendenza rispetto agli anni passati, ce lo diranno i dati dei prossimi mesi. Nel frattempo, quel che è certo è che l'impatto delle norme introdotte a partire da gennaio si è fatto sentire.

Quali sono, dunque, le nuove regole per gli affitti brevi? Cos'è il CIN, e come funziona? Lo spieghiamo subito.

Normativa CIN per gli affitti brevi: arriva l’obbligo

Acronimo che sta per Codice Identificativo Nazionale, il CIN è, appunto, un codice che viene assegnato a ogni struttura indirizzata agli affitti brevi a seguito della registrazione nella Banca Dati delle Strutture Ricettive (BDSR). Il CIN deve essere esposto sia all'ingresso dell'immobile affittato che nelle inserzionie online, pena multe che vanno da un minimo di 800 a un massimo di 8.000 euro.

Stando alle cifre divulgate, ben il 15% delle strutture registrate presso il BDSR non ha richiesto il CIN. Questo può significare o che gli alloggi non sono più disponibili per gli affitti brevi (e sono stati rimossi dal mercato o sono stati convertiti in affitti residenziali), oppure vengono affittati comunque, ma in nero.

Regole più stringenti per i grandi proprietari

Per arginare il problema della scarsità di immobili per affitti residenziali, i legislatori hanno deciso di rendere più rigide le normative che riguardano gli affitti brevi offerti dai proprietari in possesso di più di quattro immobili destinati a questo scopo. Questi saranno obbligati ad aprire una Partita IVA, a presentare la Segnalazione Certificata di Inizio Attività (SCIA) presso il Comune interessato e a diventare, dunque, degli operatori professionali, con tutti i requisiti amministrativi e di tassazione che ne conseguono. Le sanzioni, per chi sgarra, possono arrivare fino a 10.000 euro.

Ma gli affitti brevi diventano meno vantaggiosi anche per chi ha fino a quattro immobili, dal momento che la cedolare secca al 21% potrà essere applicata solo sul primo (dal secondo in poi, la tassazione sale al 26%).

Tasse prelevate alla fonte dalle piattaforme

Anche le piattaforme per la proposta di affitti brevi sono coinvolte nelle nuove regole, dal momento che saranno obbligate a trattenere direttamente le imposte del 21% sugli alloggi affittati, versandole all'Agenzia delle Entrate.

Sulle keybox tutto come prima

Nonostante in un primo tempo le keybox fossero diventate fuorilegge, il TAR del Lazio ha annullato il provvedimento, nei fatti lasciando invariata la possibilità di impiegarle. Le keybox sono quelle cassettine di sicurezza, in genere installate all’esterno della struttura, che si aprono con un codice comunicato all'ospite dal proprietario e al cui interno si trovano le chiavi dell'immobile. Cade dunque anche l'obbligo della verifica dell'identità dell'ospite “de visu”, vale a dire faccia a faccia. Attenzione, però: se non possono essere vietate a livello nazionale, le keybox potrebbero esserlo per singoli provvedimenti locali, come quello notoriamente in vigore a Firenze.

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