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Cyberbullismo: la serie Adolescence e il ruolo degli adulti


Tempo di lettura stimato: 5 minuti

È senza dubbio la serie più discussa e citata di questi primi mesi del 2025. Adolescence, miniserie Netflix firmata da Jack Thorne e Stephen Graham, racconta un caso di cronaca di finzione, ispirato a una serie di delitti reali, avvenuto in un sobborgo britannico. E nella sua drammaticità, ci interroga sul ruolo degli adulti di fronte ai tanti fenomeni di violenza digitale in cui possono incorrere i giovanissimi.
Tra questi, il cyberbullismo, una problematica che purtroppo è in aumento anche nel nostro paese.

Cyberbullismo: +12% di casi trattati dalla polizia postale nel 2024

Crescono ancora in modo preoccupante i dati che riguardano il cyberbullismo in Italia. Secondo quanto riportato dalla polizia postale, sono stati 319 i casi presi in carico nel 2024 rispetto ai 284 del 2023, facendo registrare un incremento del 12%. Numeri che, precisiamo, riguardano soltanto le denunce, e che non arrivano dunque a dare un ordine di grandezza al fenomeno.

Da questo punto di vista, sono forse più nitide le percentuali riportate da Save the Children, che parla, citando uno studio del 2022, del 21% delle bambine di 11 anni e del 17% dei bambini della stessa età vittime dei cyberbulli. Percentuali che diminuiscono con l'aumentare dell'età, ma rimangono comunque a 18,3% tra le femmine e 13% tra i maschi a 13 anni, e a 11,4% tra le femmine e 9,2% tra i maschi a 15 anni.

Adolescence: crescere nell'epoca dell'odio digitale

Un gruppo di poliziotti irrompe in una casetta inglese uguale a tante altre, in un sobborgo popolare come se ne trovano sparsi in tutto il paese. L'obiettivo è un ragazzino di 13 anni, arrestato nella sua cameretta e accusato di un delitto terribile: l'efferato omicidio di una compagna di scuola.

Se non mancano certo le scene che hanno al centro il protagonista, Jamie, e altri ragazzini della sua età, sta agli adulti sbrogliare l'enigma di un crimine tanto inspiegabile. Ed è così che emerge una storia che intreccia cyberbullismo, revenge porn, social media e ambienti online in cui si diffondono idee profondamente misogine. Un cocktail di odio che fa presa su Jamie, un ragazzino che affronta una delle più grandi e difficili sfide della sua età: imparare a essere un giovane uomo.

Se il tema al cuore della serie, a detta degli stessi autori, è la mascolinità, da spettatori passiamo gran parte del tempo a osservare un mondo degli adulti incapace di offrire risposte e modelli a ragazzini lasciati per troppo tempo soli di fronte ai loro schermi. Un mondo degli adulti cieco, spesso non per colpa (in diversi casi descritti nella serie sono le molte ore di lavoro ad allontanare i genitori dai figli), ma di certo troppo fiducioso nei confronti di strumenti digitali a cui affida i propri figli senza porsi troppe domande. D'altra parte, cosa può succedere a Jamie mentre è semplicemente nella sua cameretta?

Cosa possono fare gli adulti contro il cyberbullismo?

Se sul cyberbullismo la legge sta finalmente recuperando il terreno perso e mettendosi al passo, è ovvio che la risposta a questo fenomeno così profondamente sociale non può trovarsi solo nelle aule di tribunale e nei commissariati di polizia. Anche se, ci teniamo a dirlo, istituzioni e piattaforme devono prendersi la responsabilità di tutelare di più. Sono gli adulti che rappresentano, nella vita dei giovanissimi, la più grande speranza di un antidoto all'odio e all'abuso online.

In una preziosa guida intitolata “Educare al digitale. Dati utili per adulti consapevoli”, Save the Children offre una panoramica del mondo online di bambini e ragazzi, e una serie di principi da seguire per insegnare i nostri figli a confrontarsi con gli strumenti digitali in modo consapevole e in ogni fascia d'età, dall'infanzia all'adolescenza.

Oltre al consiglio di scaricarla e di leggerla, noi di Mister Credit vogliamo aggiungere i consigli che abbiamo appreso da chi si occupa di cyberbullismo con competenza e dedizione, come la fondazione Carolina:

  • Come adulti, dobbiamo essere d'esempio per i più piccoli, evitando un uso eccessivo e scorretto della rete, specialmente in relazione ai più piccoli (ad esempio lo sharenting). 
  • I nostri figli che si chiudono in sé stessi, rifiutano di svolgere attività che prima praticavano con piacere (ad esempio lo sport, o uscire con gli amici), e presentano ansia e malessere prima di andare a scuola, sono tutti segnali che devono allarmarci.
  • Non dobbiamo temere di controllare il cellulare dei nostri ragazzi, ad esempio con strumenti di parental control.
  • Limitare le ore davanti allo schermo, prediligendo le attività offline tramite le quali i bambini e ragazzi possono costruire amicizie, esperienze e ricordi, è indispensabile perché possano costruirsi una protezione emotiva contro i bulli, nel mondo digitale e non.
  • Crearci delle solide competenze digitali e trasmetterle ai nostri figli rappresenta un traguardo cruciale per farne degli utenti consapevoli e non passivi della rete. 
  • Se temiamo che i nostri figli siano vittime di cyberbullismo, dobbiamo rompere il muro della vergogna, parlare con loro e cercare aiuto. Ad esempio, contattando la Fondazione Carolina e le molte altre realtà che possono offrire supporto e consiglio, anche di fronte alla possibilità di sporgere denuncia.
    Come Adolescence ci ricorda, siamo noi adulti, anche con le nostre distrazioni e le nostre assenze, a costruire il mondo in cui vivono i nostri figli. Incluso quello digitale.