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Dipendenti dai social network, votati a una vita digitale e incapaci di rinunciare ai loro smartphone...è spesso così che il mondo degli adulti vede gli adolescenti di questi anni '20. Ma se una certa preoccupazione rispetto alla relazione tra ragazze e ragazzi e tecnologia è normale e anche giustificata, su questo tema non mancano i miti e i pregiudizi.
Parliamo dunque della relazione tra adolescenti e social network, partendo da quello che i giovanissimi pensano davvero.
Ebbene sì, anche se spesso vengono dipinti come dei consumatori acritici della tecnologia, ragazzi e ragazze si dimostrano ben consapevoli delle problematiche che comporta. Secondo un sondaggio svolto dall'Associazione Di.Te. in collaborazione con il sito Skuola.net, circa la metà dei partecipanti dichiara di sognare una sana vita analogica, che comprende alimentazione sana, sport, divertimento fuori casa.
E se oltre la metà di loro ammette di visitare i social per distrarsi da emozioni negative come tristezza, rabbia, frustrazione e delusione, ben il 34,2% ammette di sentirsi peggio dopo un loro uso prolungato. Un impatto, quello sul benessere mentale, che sembra essere più pesante per le ragazze. Il 65% afferma di sentirsi condizionata da quanto vede online, e il 47% sostiene che i social hanno un impatto nel modo in cui percepisce il proprio corpo. Le percentuali scendono rispettivamente al 31% e al 18% tra i maschi.
Dati che fanno il paio con uno studio del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, secondo cui 4 bambini e adolescenti su 10 raccontano di aver avuto esperienze negative in rete. E risultano particolarmente rilevanti anche le statistiche di Save the children, che segnalano una situazione italiana nettamente al di sotto della media europea per quanto riguarda le competenze digitali dei più giovani. Il 42% dei giovanissimi in Italia ha competenze digitali scarse o nulle, contro una media europea del 31%. La situazione è particolarmente critica al Sud, dove la percentuale sale al 52%.
La buona notizia è che ragazzi e ragazze sembrano consapevoli dei pericoli della rete, al punto da chiedere che la loro presenza online venga limitata.
Un altro punto interessante sollevato dal sondaggio Di.Te. è quello che riguarda i limiti che dovrebbero caratterizzare l'uso dei social network nell'adolescenza. Il 49% degli intervistati si dichiara favorevole al patentino digitale, percentuale che sale al 66% tra i ragazzi di 19-24 anni. Non solo, ma circa il 47% è d'accordo a vietare completamente l'uso dello smartphone al di sotto dei 14 anni, e di innalzare l'età minima per i social network a 16 anni.
Del resto, spesso la presenza online dei più giovani non è affatto nelle loro mani. Come abbiamo di recente descritto nel nostro post sullo sharenting, il 73% dei bambini ha una presenza online già alla nascita, con i genitori che condividono online una media di 300 foto all'anno dei propri figli, nonostante questi ultimi in generale non si dicano affatto d'accordo.
Lo sharenting può esporre bambini e ragazzi a diversi pericoli, che vanno dall'uso improprio delle loro immagini al cyberbullismo.
Anche se la maggior parte dei social network in teoria non consente di creare un profilo ai minori di 13 anni, questo divieto viene spesso aggirato, al punto che, sempre secondo il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, sette bambini su 10 tra gli 8 e i 10 anni usano regolarmente i social. E tra i bambini e ragazzi più grandi, tra gli 11 e i 19 anni, la percentuale sale all'85%.
Che fare dunque per rendere i social un luogo più sicuro per i giovanissimi? In Australia, è lo stato che ha deciso di prendere in mano la questione, approvando per la prima volta nel mondo una legge che li vieta ai minori di 16 anni. Seguendo il suo esempio, provvedimenti simili sono allo studio in Francia, Turchia, Indonesia e Paesi Bassi.
In altri casi, sono i social stessi ad attivarsi, come nel caso di Instagram, che ha creato una sorta di account per teenager con una serie di protezioni automatiche per gli under 16, tra cui restrizioni sui messaggi, account privato, limitazioni sui contenuti sensibili, e sospensione automatica tra le 22 e le 7.
Sarà abbastanza? Sarebbe interessante sapere cosa ne pensano gli interessati. Nel mentre noi non possiamo non unirci all'appello di Sonia Montegiove: come adulti, occorre essere di buon esempio, e non rinunciare ad educare anche al corretto uso degli strumenti digitali.
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