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Truffa vendita automobile: una storia vera


Quando si decide di vendere un’auto online bisogna prestare molta attenzione per evitare di incorrere in varie truffe. In questo articolo riportiamo la testimonianza di Stefano, vittima di un raggiro legato a un finto pagamento.

 

Abbiamo visto che la pandemia non ha fermato le cybertruffe, che hanno fatto registrare un aumento del 26,6%. Anche frodi creditizie e furti di identità continuano a segnare numeri preoccupanti (gli ultimi dati disponibili sono relativi al primo semestre del 2020).

 

Oltre a condividere consigli su come difendersi dagli attacchi dei cybercriminali, nelle tante forme in cui possono arrivare, abbiamo iniziato a raccontare storie vere, dal punto di vista delle vittime. Nel primo caso si trattava di una password rubata che aveva permesso ai criminali di accedere al numero di carta della vittima, nel secondo la truffa era invece arrivata via sms.

 

I criminali, lo abbiamo sottolineato, cercano sempre di sfruttare una o più debolezze: tecnologiche, certo, ma anche semplicemente umane, come usare la stessa password per più servizi o una soglia di attenzione piuttosto bassa.

 

La storia di questo mese riguarda una truffa legata a un annuncio online per la vendita di un’automobile. Ecco il racconto di Stefano:

 

“Avevo messo un annuncio per vendere la mia auto. Sono stato contattato da un potenziale acquirente e ci eravamo anche incontrati di persona, perché vedesse l’auto. Ci accordiamo sul prezzo, 1.500 euro, la persona mi dice che va bene, vuole comprarla. Quindi mi invita, durante una telefonata, a recarmi allo sportello bancomat delle Poste dove avrei seguito le sue istruzioni per la transazione. Una volta che sono allo sportello, mi chiede di inserire il mio Iban per accreditarmi direttamente l’importo sul conto, dopodiché mi chiede di inserire un codice che mi detta, sostenendo che è il numero di riferimento dell’ordine per l’acquisto. Concludo così questa operazione, ma dopo qualche giorno mi richiama per dirmi che non è andata a buon fine e mi chiede di ripeterla. Lo faccio. Sul momento non mi sono insospettito. Però quando ho chiamato la banca per sapere se avevo ricevuto il pagamento, mi hanno detto che invece c’erano due bonifici in uscita per un totale di 3.000 euro. Non ho capito bene come sia andato il passaggio allo sportello, ma chiaramente mi ha manipolato per truffarmi e versare soldi sulla sua carta prepagata.”

 

Nel caso di Stefano, tutto si è giocato sul piano umano e psicologico: ingenuità, poca conoscenza su come funzionano le operazioni bancarie, eccesso di fiducia nella persona che si ha di fronte. Nessun furto di password né dei dati della carta di credito, nessuno phishing né sms falso. Il sito subito.it mette in guardia contro questo tipo di truffe, che sembrano purtroppo accadere spesso. Se abbiamo un dubbio, non siamo sicuri o non conosciamo la natura delle operazioni, rivolgiamoci solo a persone qualificate che possono aiutarci, come il personale della banca.

 

Mantenere alte le difese tecnologiche è importante, certo, ma non dimentichiamo che siamo spesso noi stessi, per distrazione, fretta o mancanza di consapevolezza a creare le condizioni che i criminali possono sfruttare per sottrarci denaro. In questo episodio, forse sarebbe bastato rivolgersi a un operatore allo sportello (che avrebbe capito subito che c’era qualcosa di strano) per sventare la truffa. Per gestire con più sicurezza la nostra situazione, possiamo inoltre rivolgerci a servizi come Sicurnet, che monitora la circolazione dei nostri dati personali e finanziari sul web o Identikit, che ci avvisa ogni volta che una linea di credito viene aperta a nostro nome.