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Cosa fanno le aziende con i nostri dati?


Questo articolo è stato originariamente pubblicato il 09/07/2018. È stato rivisto e ripubblicato a dicembre 2023.

 

I social network, i negozi online, i siti di incontri ma anche le applicazioni che scarichiamo sul nostro smartphone: ogni servizio a cui decidiamo di accedere, per funzionare o per permetterci di creare un profilo, ci chiede una serie di informazioni personali. Alcune sono necessarie per il funzionamento del servizio: un indirizzo mail e una password, probabilmente i nostri dati anagrafici e le informazioni sul metodo di pagamento (se si tratta di un sito di e-commerce, per esempio). Le informazioni obbligatorie sono anche quelle che permettono all’azienda di contattarci in caso di necessità, di rispondere alle nostre richieste al servizio clienti…   Altre possono essere facoltative e, di solito, permettono un servizio più personalizzato, come nel caso della geolocalizzazione. Ci sono poi informazioni che vengono utilizzate a scopi pubblicitari: per esempio l’accesso alla nostra cronologia di navigazione permette di studiare i nostri gusti e le nostre abitudini per proporci annunci pubblicitari legati ai nostri interessi (in questo caso l’utente può decidere se dare il consenso o no). Lo stesso accade con i contenuti che creiamo sui social network, che vengono usati per creare un profilo dettagliato, pronto per essere offerto agli inserzionisti.

 

Privacy e protezione dei dati personali

Negli ultimi anni il tema della protezione dei dati ha subito delle modifiche significative. A tal proposito, è importante citare il cosiddetto GDPR (dall’inglese General Data Protection Regulation), ovvero il regolamento generale sulla protezione dei dati introdotto dall’Unione Europea e diventato applicabile a tutti gli stati membri nel 2018. Si tratta di un atto legislativo che punta a dare ad ogni individuo il controllo sull’utilizzo dei propri dati uniformando le leggi europee sul trattamento delle informazioni che ci riguardano.

Con questo nuovo regolamento, la gestione dei dati personali ha assunto un ruolo ancora più centrale e ha imposto alle aziende di adottare pratiche più trasparenti in merito, aumentando la severità delle pene in caso di violazioni. Per esempio, tra le numerose modifiche apportate, il GDPR richiede che le informative sulla privacy siano scritte con un linguaggio chiaro, esaustivo e accessibile in modo tale che gli utenti sappiano come verranno utilizzati i loro dati. Perciò, per ottenere il consenso da parte dell’utente, le imprese non possono più utilizzare formule poco chiare come, ad esempio, “si dichiara di aver letto la privacy policy”. E non possono nemmeno più nascondere la richiesta del consenso tra le clausole contrattuali o nei termini di servizio.

In sostanza, da una parte il GDPR mira a rendere prioritaria la privacy delle persone e dall’altra invita le aziende a promuovere pratiche di gestione dei dati più corrette e responsabili.

 

Monitoraggio dei propri dati

Per ridurre il rischio che i propri dati circolino in rete, è importante utilizzare il web con attenzione. Ma per una maggiore sicurezza, si può adottare Sicurnet, un servizio che monitora i nostri dati online (dalle informazioni anagrafiche ai numeri di carte di credito), avvisandoci in tempo reale se risultano troppo esposti o vengono intercettati in ambienti web rischiosi.