IL BLOG DI
MISTER CREDIT
Trasparenza: questa la parola d’ordine che il Garante per la protezione dei dati personali ha “ordinato” a Facebook. Antonello Soro, a capo dell’Autorità, ha infatti richiesto al popolare social network di mettere a disposizione di ogni utente tutte le informazioni che lo riguardano compresi i profili falsi che sono stati aperti a suo nome, se ne esistono, in modo chiaro e comprensibile per l’utente. L’intervento del Garante si è reso necessario dopo la segnalazione di un utente italiano: una persona aveva creato un falso profilo a suo nome, diffondendo immagini e altri dati lesivi della sua persona a scopo di estorsione. La vittima aveva quindi chiesto a Facebook di avere accesso anche a quel profilo per cancellare i dati e di eliminarlo. Non soddisfatto dalla risposta del social network, l’utente si è rivolto al Garante. Poiché Facebook ha una sede legale anche nel nostro Paese, anche se non è la sede responsabile del trattamento dei dati, l’azienda è tenuta a rispondere alle richieste dell’Autorità per la protezione della privacy: al caso segnalato dalla vittima di estorsione tramite il falso profilo è dunque applicabile il diritto italiano. Il Garante ha quindi ottenuto che l’utente riceva da Facebook tutti i dati che lo riguardano, compresi quelli dei profili falsi creati a suo nome. Non solo: i profili falsi saranno disattivati ma i dati non saranno eliminati, in modo da permettere alla indagini di avere materiale e prove per incastrare il colpevole. A fine marzo un’altra notizia legata a questi temi era trapelata sui media: Facebook sta lavorando a uno strumento per la protezione degli utenti dal furto d’identità. Questo nuovo servizio, che dovrebbe essere esteso a tutti gli utenti (anche se non ci sono tempi certi) avviserà le persone in caso un sospetto falso profilo venga creato utilizzando i loro nomi o i loro dati (per esempio le foto del profilo originale). La decisione di Facebook ci dice quanto il problema del furto di identità sia sentito e quanto i social network possano essere lo strumento di azioni criminali, come tentativi di diffamazione o estorsione. E sappiamo bene quanto la difesa della propria reputazione digitale e della propria privacy sia importante!
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