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Facebook cambia le regole sulla privacy e promette trasparenza


Il social network più diffuso al mondo ha deciso di cambiare le regole sulla privacy, in particolare per quel che riguarda l'utilizzo delle informazioni caricate dagli utenti per inserzioni e contenuti commerciali. L'obiettivo di questi cambiamenti è stato esplicitato dai responsabili di Facebook: rendere chiaro agli utenti che, usando i loro servizi, consentono all'azienda di fare uso delle loro informazioni personali (nomi completi, immagini del profilo e altri contenuti) senza ricevere in cambio alcuna compensazione. Gli utenti potranno comunque scegliere quali informazioni potranno essere sfruttate. Un cambiamento nel segno della trasparenza verso gli utenti, certo, che adesso saranno informati chiaramente sull'utilizzo dei dati che decidono di condividere. Ma questa novità arriva dopo una pesante condanna per Facebook. La società guidata da Mark Zuckerberg ha infatti recentemente firmato un accordo per risarcire con 20 milioni di dollari gli utenti che avevano avviato una class action dopo essere finiti (inconsapevolmente) nelle comunicazioni pubblicitarie del social network. L'azienda, con quell'accordo, si è anche impegnata a rendere più chiara la propria policy: ecco dunque l'origine delle modifiche che stanno diventano effettive proprio in questi giorni. Gli iscritti al social network potranno inviare feedback e commenti di cui Facebook terrà conto, senza però mettere in discussione le novità presentate. Facebook ha anche annunciato che le foto del profilo saranno sottoposte al riconoscimento automatico dei volti: la funzione sarà attiva di default, ma gli utenti potranno decidere di disattivarla. Intanto, l'azienda ha presentato il primo rapporto sulla trasparenza, da cui emergono dati interessanti, che fanno riflettere: nella prima metà del 2013, Facebook ha ricevuto circa 38.000 richieste di dati da vari enti governativi. Al primo posto ci sono gli Stati Uniti (quasi 12.000 richieste, di cui il 79% accolte), mentre dall'Italia sono arrivate 1.705 richieste di dati riguardanti 2.306 account e il 53% di queste sono state accolte. Dopo la vicenda di Prism, le aziende stanno cercando di migliorare la propria immagine per quel che riguarda la trasparenza e la diffusione dei dati ma la strada, probabilmente, è ancora molto lunga.