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Caso Prism: a che punto siamo con privacy e diritti?


Nelle ultime settimane tutti i media hanno parlato di Prism, sottolineando i rischi per la privacy spesso in opposizione alle misure necessarie alla sicurezza pubblica. Ma che cosa è di preciso Prism? Per quello che sappiamo al momento dalle rivelazioni di Edward Snowden, si tratterebbe di un sistema che la National Security Agency (NSA) degli Stati Uniti usa per accedere alle comunicazioni private degli utenti che risiedono fuori dagli Stati Uniti e che avvengono sui server di grandi aziende informatiche, tra cui Microsoft, Yahoo!, Google e Facebook. Prism si baserebbe sul “Foreign Intelligence Surveillance Act” (FISA), una legge del 1978, più volte modificata dopo gli attentati dell'11 settembre. La fuga di notizie ha suscitato qualche malumore ai vertici e imbarazzo nel governo americano. Le risposte delle aziende coinvolte non si sono fatte attendere (Google, Microsoft, Yahoo! e Facebook). Molte persone in più hanno cominciato a interrogarsi sul problema della privacy. Per il momento sappiamo ad esempio, direttamente dalle aziende, che Facebook ha ricevuto tra le 9.000 e 10.000 richieste di accesso negli ultimi sei mesi del 2012 (circa 18.000 i profili interessati), mentre Microsoft avrebbe ricevuto nello stesso periodo tra le 6.000 e le 7.000 richieste, per un totale di 31.000 account. Casi come questi suscitano delle riflessioni. È possibile conservare un buon livello di privacy sui nostri dati e sulle nostre conversazioni? O piuttosto, man mano che ci affidiamo sempre di più al digitale, dobbiamo rassegnarci a considerare la protezione delle informazioni che ci riguardano come qualcosa del passato? Telecamere, geolocalizzazione, social network, quantità elevate di dati che si concentrano sui server di poche grandi aziende... Non tutto è sotto il nostro controllo, certo, ma possiamo comunque fare la nostra parte, seguendo alcuni consigli per proteggere al meglio i nostri dati.