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L'importanza di portare l'educazione finanziaria a bambini e ragazzi: intervista a Giovanna Boggio Robutti, Direttore Generale di FEduF


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Quanto è importante l'educazione finanziaria di bambini e ragazzi per creare adulti più consapevoli, specialmente in tempi economicamente complessi come quelli in cui viviamo? Moltissimo, secondo la FEduF, la Fondazione per L'educazione Finanziaria e al Risparmio. Fondata su iniziativa dell'Associazione Bancaria Italiana, da anni porta i temi del denaro e del risparmio nelle scuole primarie e secondarie di tutto il paese.

Abbiamo parlato con il suo Direttore Generale, Giovanna Boggio Robutti, che ci aiuta a comprendere il ruolo dell'educazione finanziaria e il modo in cui giovani e giovanissimi vedono il mondo economico che li circonda.

È innegabile che ci troviamo in un momento in cui sempre più famiglie (e sempre più giovani e giovanissimi) sperimentano difficoltà economiche. Quanto è importante l'educazione finanziaria in questo contesto?

È importantissima, anzi indispensabile. È una competenza di cui ormai non si può più fare a meno. Fin dalla più tenera età abbiamo a che fare col denaro, e ogni giorno dobbiamo fare delle scelte che lo riguardano, anche se non ce ne rendiamo conto. E il denaro, come dicono gli economisti, è una risorsa limitata per definizione, quindi non basta mai per tutto quello che vorremmo e di cui abbiamo bisogno.
Proprio per questa esigenza di essere consapevoli e informati, dall'anno scorso l'educazione finanziaria è entrata ufficialmente nelle scuole, nell'ambito dell'educazione civica. Tuttavia, spesso anche gli insegnanti ne sanno poco. Tutte le ricerche dicono che in Italia in quanto a competenze finanziarie arriviamo appena alla sufficienza, sia tra gli adulti che tra i ragazzini.
L'educazione finanziaria è un'importantissima e non più rimandabile competenza di cittadinanza, che le famiglie devono cominciare a trasmettere ai figli. È davvero un argomento indispensabile e lo dimostrano anche tutte le attività che stanno nascendo e l'interesse crescente in questo ambito.
C'è poi anche da dire che l'educazione finanziaria, come la intendiamo noi alla Fondazione per l'Educazione finanziaria e al Risparmio, è costituita da due parti. La prima è una parte di consapevolezza, che è più culturale, e la seconda è una parte tecnica, che deve aiutarci a capire come gestire meglio il denaro. Queste due fasi devono andare insieme. Noi FEduF tendiamo a lavorare più sulla prima, cercando di far riflettere le persone sull'esigenza di adottare una nuova forma mentis che ci aiuti a considerare il denaro uno strumento, che come tutti gli strumenti bisogna imparare a usare bene.

Quali sono i temi su cui riscontrate maggiore interesse tra bambini e ragazzi?

Spesso noi adulti non ce ne rendiamo conto, ma il terreno per quanto riguarda questo tema è fertilissimo già dalla scuola primaria, anche se può sembrare presto. I bambini maneggiano denaro da quando sono piccolissimi. Di solito ricevono i primi soldini quando cominciano a perdere i dentini, e in quell'occasione noi genitori regaliamo loro un salvadanaio per insegnargli il risparmio. Poi però ci dimentichiamo di continuare questa forma di educazione quando crescono.
I bambini sono molto attratti da tutto quello che ha a che fare con l'economia di base, quindi la circolazione del denaro, il lavoro, perché si pagano le tasse, e insomma tutto ciò che ha a che fare con la loro esperienza quotidiana.
Quando saliamo di età e andiamo a parlare nelle scuole secondarie di primo grado, quindi con ragazzini che hanno tra gli undici e i tredici anni, tendiamo di nuovo a restare vicini alla loro esperienza. Parliamo non solo della paghetta, ma di gestione del loro budget personale, di pagamenti digitali, delle app. Dall'anno scorso abbiamo anche cominciato a parlare delle truffe online, da cui i ragazzini della Generazione Z purtroppo non sono affatto esenti.
Quando arriviamo alle scuole superiori ampliamo ancora gli argomenti fino ad arrivare, faticosamente perché purtroppo è molto difficile, a parlare di pianificazione a lungo termine, e quindi di previdenza, del bisogno di cominciare a pensare al proprio futuro economico.
Tutte queste informazioni però devono essere seguite da dei ragionamenti che aiutino i ragazzi a sviluppare il loro senso critico, che è quello che proviamo a fare, anche se non è sempre facile.

E quali sono invece i principali ostacoli e difficoltà che si incontrano nell'educazione finanziaria?

Abbiamo sgominato il primo ostacolo, cioè l'idea che i soldi siano un argomento da adulti. Di certo parlare di denaro non è un argomento divertente, ma cerchiamo di renderlo utile e interessante attraverso video, sondaggi, quiz e altri strumenti interattivi. Resta però il fatto che nel nostro paese è ancora un po' un tabù. I giovani già ne parlano più di noi, ma è un argomento che in famiglia non è affrontato volentieri. Anche perché per molte famiglie porta con sé pensieri dolorosi o angoscianti. Al contrario, in situazioni di benessere i ragazzini tendono ad avere un atteggiamento più disinvolto e menefreghista nei confronti del denaro. È un argomento su cui noi usiamo tantissima cautela, perché nelle classi ci sono esperienze, religioni, culture e sensibilità diverse.
Detto questo, un altro ostacolo è quello costituito dalla poca competenza degli insegnanti su questa materia, con l'eccezione naturalmente degli insegnanti di diritto e di economia, che però sono solo in alcune scuole. Nel complesso è ancora un argomento poco discusso nella nostra cultura, e noi cerchiamo proprio di cambiarla e riportare il denaro al suo ruolo di strumento. Non è né buono né cattivo, deve essere utilizzato bene. Questo tocca moltissimi temi legati alla legalità, all'etica, alle scelte di consumo consapevoli, alla lotta anti-sprechi, all'agenda 2030, fino ai modelli di economia sostenibili.

E notate una differenza di approccio tra gli studenti e le studentesse?

Ci occupiamo da anni della questione del gap di genere nell'educazione finanziaria. Abbiamo sviluppato un programma per le scuole primarie che si chiama “Contiamo Pari” proprio allo scopo di parlare i parità di genere in economia. Nel corso del programma mostriamo ai bambini che le disparità di genere nascono già da piccoli, magari retribuendo in maniera diversa un lavoretto fatto da un maschio piuttosto che da una femmina, o dando la paghetta solo ai maschi e non alle femmine, o dando più soldi ai maschi. Ragioniamo con loro sul fatto che queste differenze non hanno senso, perché maschi e femmine hanno le stesse capacità.
Quando però si cresce, e lo dicono gli studi, emergono le differenze. Le donne tendono ad avere delle caratteristiche estremamente virtuose, a volte più dei maschi, per esempio nella gestione delle scelte finanziarie. Sono più avverse al rischio, tendono a gestire il loro denaro con un fine più progettuale. Per gli uomini la gestione del denaro è più legata al potere, allo status sociale.
Detto questo, nelle scuole superiori notiamo forse un interesse maggiore nei ragazzi rispetto alle ragazze, ma non posso dire di vedere grandi disparità. Mi auguro che questi ragazzi e ragazze crescano già dando per scontata la parità di genere.

Quanto sono consapevoli i bambini del mondo economico che li circonda?

Secondo noi, molto. A volte mi è successo di andare nelle classi primarie a discutere del fenomeno dell'inflazione, senza che nessuno citasse il termine, e che questo venisse invece tirato fuori spontaneamente proprio da qualche bambina o bambino. È un esempio che ci fa capire che i bambini sono molto più avanti di quanto pensiamo sul tema del denaro. D'altronde, in famiglia se ne parla e anche sui social, attraverso i finfluencer e altri profili. È diventato, insomma, un argomento molto più comune e alla portata di tutti, nel bene e nel male.
Tornando ai bambini, secondo me quando si approccia con loro l'argomento in modo concreto, collegandolo alla loro esperienza di vita, non c'è alcuna difficoltà. Anzi, sono estremamente curiosi. Il terreno è fertilissimo, e noi stiamo cercando degli strumenti sempre nuovi per parlarne in modo sempre più efficace.
A questo proposito dall'anno scorso abbiamo inserito una piccola rete di giovanissimi divulgatori, che noi chiamiamo “Peer”, che frequentano i primi anni di università, utilizzano i nostri materiali e hanno fatto una formazione con noi, e che vanno in aula a parlare a bambini e ragazzi da pari. Un'iniziativa che è stata apprezzata moltissimo, anche dagli insegnanti, e che aiuta ad avvicinare sempre di più questo tema un po' ostico ai giovanissimi.

E per quanto riguarda i genitori, che cosa possono fare per rendere i figli dei futuri adulti capaci di gestire al meglio il loro denaro?

I genitori devono intanto parlarne in una maniera razionale, non allarmistica, e spiegare ai figli le scelte che stanno dietro all'uso del denaro. In molte famiglie è difficile far stare tutto nel budget, e responsabilizzare i figli sulla gestione dei soldi, senza drammi, è qualcosa di molto utile. Una cosa che bisogna però sempre tenere presente è che i figli imparano non tanto da ciò che viene loro insegnato, ma dall'esempio degli adulti di riferimento. Se gli insegnamenti sono incoerenti con quello che poi viene fatto, molto difficilmente passa un modello virtuoso. Noi abbiamo delle linee di attività indirizzate proprio agli adulti in cui cerchiamo di dare loro degli strumenti e di fargli comprendere l'importanza dell'educazione finanziaria. Parlarne in modo equilibrato ai figli e dare loro il buon esempio sono secondo noi i punti di partenza indispensabili.