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I dati Istat parlano, purtroppo, di un fenomeno in aumento: secondo l'ultimo rapporto (relativo a dati del 2023), il 34% delle ragazze e dei ragazzi di età compresa tra 11 e 19 anni ha subito almeno un comportamento vessatorio online nei 12 mesi precedenti la rilevazione. Nel 7,8% dei casi, la vittima subisce attacchi più volte al mese.
Purtroppo, il ritorno tra i banchi di scuola per molti significa anche il ritorno tra i propri aguzzini. Come ha ben dimostrato la serie TV Adolescence, il mondo online e quello offline in cui vivono i giovani talvolta si intersecano, amplificando dinamiche di violenza e sopraffazione che, a causa dei dispositivi a cui i ragazzi sono sempre connessi, li fanno sentire in trappola ventiquattr'ore su ventiquattro.
Cosa possono fare i genitori contro tutto questo? Lo vediamo con i consigli degli esperti e della Polizia Postale.
La prima cosa da fare è comprendere meglio questo fenomeno che, a molti adulti, appare confuso e distante. Qual è, quindi, la definizione di cyberbullismo?
Il cyberbullismo è una forma di bullismo che avviene nel mondo digitale, e che dunque include comportamenti di prevaricazione e molestie ripetute ai danni di una vittima da parte di persone – coetanee o meno – in una condizione di asimmetria di potere, laddove la vittima è in una situazione di maggiore vulnerabilità.
Può includere l'invio di insulti, la diffusione di dicerie, la pubblicazione non consensuale di foto/video, la creazione di contenuti web che hanno lo scopo di prendere in giro la vittima.
Le persone vittime di cyberbullismo hanno dalla loro parte un importante provvedimento normativo. La legge 71/17, oltre a fornire una definizione del fenomeno e a indicare le responsabilità educative di scuola e istituzioni, contiene anche uno strumento rivolto ai siti su cui i contenuti dannosi sono pubblicati.
Secondo la Legge, infatti, ogni vittima di cyberbullismo di età superiore a 14 anni (o un suo genitore/tutore) può richiedere la rimozione dei contenuti dannosi al sito su cui questi sono pubblicati. Il sito deve quindi provvedere a rimuoverli entro 48 ore. In alternativa, è anche possibile richiedere l'intervento, che deve sempre avvenire entro 48 ore, del Garante per la privacy.
Ma c'è dell'altro: il cyberbullismo può raggiungere la gravità di un vero e proprio reato quando prende la forma di diffamazione, ingiuria, calunnia, molestia, furto d'identità e così via. Reato che è possibile, e anche doveroso, denunciare.
Immagina: tua figlia era una ragazzina solare e socievole, ma nell'arco di breve tempo è diventata più solitaria e chiusa in sé stessa; o tuo figlio che adorava giocare a calcio nella squadretta locale, ma ora non vuole più giocare e preferisce stare in camera sua. Sono alcuni esempi di comportamenti che devono metterti in allarme e che possono indicare che tuo/a figlio/a è vittima di bullismo, che questo sia “di tipo cyber” o meno.
Veniamo ora a un consiglio che, molto giustamente, ci offre la Polizia Postale: di fronte a un atto di cyberbullismo subito dai propri figli, i genitori possono essere tentati di minimizzare. “Non è niente”, “fra poco se ne saranno dimenticati tutti”, “non offenderti per così poco”, sono frasi in genere dette a fin di bene, pensando che mettere in prospettiva il torto subito possa aiutare i propri figli a superarlo. Ma è un errore.
Di fronte a un atto di bullismo, digitale e non, ragazzi e ragazze hanno bisogno di essere ascoltati e compresi nel loro dolore, che è più che giustificato. E quindi, di essere accompagnati nella ricerca di una soluzione che renda conto del loro bisogno di avere giustizia.
Ecco un altro consiglio offerto dalla Polizia Postale: salvare tempestivamente e conservare i contenuti violenti – che si tratti di insulti, di foto postate senza il consenso, prese in giro e via dicendo – prima che siano rimossi dagli autori è indispensabile per poter provvedere a una denuncia, anche eventualmente in seguito.
Il cyberbullismo può lasciare profonde ferite nella mente di un bambino o di un adolescente. Cercare aiuto psicologico, anche presso realtà specializzate proprio su questo tema come la Fondazione Carolina, può aiutare i ragazzi a superare al meglio gli attacchi subiti, eliminando lo stigma e la vergogna di esserne stati vittima e fornendo loro gli strumenti emotivi per comprendere quanto è successo e lasciarselo alle spalle.
Il cyberbullismo cresce, ma per fortuna crescono anche le iniziative per contrastarlo, nella scuola, nelle famiglie e nella società. E con il supporto necessario e la sensibilità giusta anche e soprattutto da parte di genitori e tutori, può rappresentare solo una breve tappa, dolorosa ma passeggera, nella vita delle giovani vittime.
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