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Come cambia l'approccio al denaro tra le diverse generazioni – Intervista alla Professoressa Giulia Sesini


Tempo di lettura stimato: 5 minuti

Inutile negarlo: il denaro è un pensiero a cui tutti noi dedichiamo molto tempo nel corso delle nostre vite. Nella società moderna, dal denaro dipende il nostro sostentamento, ma anche la possibilità di realizzare i nostri sogni e progetti. Ecco perché assume anche un importante peso psicologico e tutto un ventaglio di significati che possono variare da persona a persona, ma anche da generazion e a generazione e, naturalmente, anche in base al comfort finanziario in cui ci troviamo.

Cosa sta accadendo, dunque, nel nostro rapporto con il denaro? Sta cambiando? E le tecnologie di dematerializzazione del denaro hanno un impatto in questo cambiamento? Per scoprirlo, abbiamo intervistato la Professoressa Giulia Sesini, docente di Psicologia economica e Psicologia del marketing e dei consumi presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore.

Il denaro sta cambiando significato nella nostra società?

Sì e no. Gli studi in psicologia economica hanno consentito di identificare tutta una serie di significati simbolici e affettivi del denaro, che viene visto e vissuto come qualcosa di carico a livello emotivo e non solamente come uno strumento neutrale. Tra questi significati ritroviamo il denaro come simbolo di potere oppure veicolo di libertà, o ancora fonte di sicurezza e protezione.

Da un lato, questi significati hanno una dimensione storica che caratterizza non solo la società contemporanea, ma che era presente nelle menti dei consumatori che ci hanno preceduto; dall’altro, la rilevanza attribuita al denaro stesso e la sua carica simbolica stanno subendo delle modifiche, in virtù di cambiamenti a livello di valori (in particolare nelle nuove generazioni) e all’introduzione di innovazioni tecnologiche che necessariamente hanno un impatto sul modo di guardare e vivere questo tema.

Oggi il denaro conta di più o di meno che in passato?

Non direi che il denaro ha assunto minore o maggiore importanza rispetto al passato. Cambia quello che è il significato ad esso attribuito. Analizzando le parole più frequentemente associate al denaro da persone di generazioni diverse, emergono differenze significative.

I giovani adulti tendono a considerarlo in modo più concreto e pratico, utilizzando termini come soldi, contanti e monete. Al contrario, le persone più mature adottano una prospettiva più simbolica, associando il denaro a concetti quali serenità, sicurezza e libertà (Sesini e Lozza: “La rappresentazione sociale del denaro e della crisi economica: differenze per ciclo di vita”, Sistemi Intelligenti 3/2023, 605-515) .

Questi cambiamenti riflettono senz’altro le diverse fasi della vita, ma rispecchiano anche l’evoluzione del rapporto con la carriera e il lavoro, indicando una trasformazione nel modo in cui il denaro viene percepito e vissuto.

Esistono delle differenze significative nel modo in cui le diverse generazioni (diciamo i Baby Boomer, i Millenial e la Gen Z) si approcciano a questo tema? E le nuove tecnologie di pagamento hanno un impatto in queste differenze?

Le moderne tecnologie di pagamento influenzano profondamente la nostra percezione del denaro. Ad esempio, è impensabile che Baby Boomers e Gen Z attribuiscano lo stesso valore al denaro contante. Un nostro recente studio ha evidenziato che, per le generazioni più mature, il contante possiede un significato affettivo, evocando tradizione e ricordi del passato (“il caro vecchio contante”).

Al contrario, per i giovani questa dimensione emotiva è completamente assente, tanto che i contanti vengono spesso percepiti come una forma di denaro “finta”, separata dal resto della ricchezza che si possiede (Castiglioni, Sesini, Pinel e Lozza: “Psychology of money and new methods of payment: generational differences towards a cashless society”, Micro & Macro Marketing, 2/2023, 311-336) .

Quali ricadute hanno queste differenze nella quotidianità e nella loro propensione alla spesa / al risparmio delle diverse generazioni? Si sente spesso dire che le giovani generazioni tendono ad essere meno risparmiatrici e più propense a effettuare spese frivole rispetto al passato. È vero?

Le ricerche ci dicono in effetti che i giovani adulti sono in genere meno propensi al risparmio e all’attento monitoraggio delle spese, ma preciso che non si tratta necessariamente di una tendenza peculiare delle nuove generazioni. Più probabilmente è un mix di fattori.

Da un lato, bisogna considerare la peculiarità delle sfide che ciascuno di noi incontra in diverse fasi della propria vita. All’inizio della carriera professionale e del consolidamento della vita privata c’è bisogno di un periodo di assestamento, per prendere confidenza con la gestione delle proprie finanze e acquisire consapevolezza rispetto alle proprie preferenze e ai propri sogni.

Talvolta questo si può concretizzare in una iniziale difficoltà nel gestire le risorse - e di incappare in spese impulsive e non pianificate. Nonostante questa tendenza sia sicuramente legata al ciclo di vita, non bisogna tuttavia sottovalutare il contesto nel quale si muovono le nuove generazioni, un contesto caratterizzato da prospettive future sicuramente meno rosee rispetto a quanto non fosse per le generazioni precedenti e che hanno inevitabilmente un impatto sul modo in cui ci si rapporta con il denaro da un punto di vista psicologico.

Chi vive nell'incertezza economica tende a legarsi di più al denaro, o al contrario di meno, dal momento che quest'ultimo scarseggia ed è precario?

Nello stesso studio citato in una precedente domanda (Sesini e Lozza: “La rappresentazione sociale del denaro e della crisi economica: differenze per ciclo di vita”, Sistemi Intelligenti 3/2023, 605-515) , oltre alla rappresentazione del denaro abbiamo cercato di ricostruire il significato del concetto di “crisi economica”. Quello che abbiamo trovato è una visione profondamente pessimista tra i più giovani, che suggerisce una tendenza a focalizzarsi sugli ostacoli vissuti nel momento presente (contrariamente a una visione maggiormente aperta a diversi scenari possibili da parte dei più senior). Il fatto che i giovani adulti accostino aspetti negativi tanto alla crisi economica quanto al denaro è un'indicazione della loro particolare sofferenza nei confronti delle conseguenze del contesto socioeconomico attuale. Ed è proprio questa visione “disincantata” che potrebbe fungere da meccanismo di difesa per cercare di “navigare la tempesta perfetta” - determinata dal susseguirsi di continui momenti di crisi.