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L’interesse scatenato da Clubhouse rischia di mettere in secondo piano i temi di privacy e sicurezza del social network vocale.
Clubhouse è un social media su app con accesso su invito e basato esclusivamente sull’audio che nel 2021 è diventato particolarmente di successo.
L’interazione transita solo mediante talk in diretta: si parla di FOMO, cioè l'ansia di perdersi qualcosa che spinge gli utenti a restare quanto più tempo possibile sul social, ascoltando i contenuti che li incuriosiscono e che poi non sarebbero più reperibili. O almeno così sembra.
Infatti, a metà febbraio, lo Stanford Internet Observatory (SIO) ha rilevato che gli ID degli utenti e delle chat room vengono trasmessi in testo puro, non crittografato e che Agora, un provider di infrastrutture back-end per Clubhouse, avrebbe accesso ai file audio degli utenti. Pochi giorni dopo Clubhouse ha confermato alla BBC che un utente era riuscito a riprodurre in streaming i contenuti dall'app sul proprio sito web. Il colpevole è stato bannato e Clubhouse ha dichiarato di aver aumentato i livelli di sicurezza.
Attualmente Clubhouse è disponibile solo nell’Apple Store e non su Google Play. Molti utenti, nell’intento di ottenere l’app per il proprio smartphone Android, scaricano applicazioni omonime ma false. Così, però, corrono un serio rischio: dare ai criminali informatici l’accesso alle proprie password sugli altri social network, all’home banking e alla rubrica dei contatti. Gli aggressori, infatti, sfruttano l’interesse degli utenti per la piattaforma social per ottenere dati e un’app falsa può fare tutto ciò che consentiamo di fare alle impostazioni del nostro smartphone: conoscere la posizione del dispositivo, avere le registrazioni audio e video, l’accesso ai messaggi.
Un’altra caratteristica da valutare con attenzione è la richiesta da parte dell’app dell’accesso alla rubrica. Clubhouse chiede di accedere ai nostri contatti per facilitare la ricerca dei nostri amici sul social network.
Prestare la massima attenzione alle fonti delle applicazioni in circolazione e ai talk resta un comportamento necessario, come la consapevolezza della possibilità che qualcuno, nella stanza virtuale, stia registrando il contenuto vocale. Per questo è importante parlare come se ci si trovasse in pubblico, condividendo solo informazioni divulgabili.
Non fidarsi di qualcuno solo per nome è un’altra buona regola: visto che gli account non sono verificati, occorre ricontrollare sempre che la biografia, il nome utente e i contatti dei social media collegati siano autentici.
Spesso si accetta che la popolarità e la curiosità del momento prevarichino l’attenzione verso aspetti fondamentali di sicurezza: è necessario avere più consapevolezza circa la nostra identità digitale e i rischi che le nostre leggerezze online possono comportare.
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