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“Google è il tuo CV”. Quando il personal branding mette a rischio l’identità online


Fino a che punto ci conviene essere visibili sul web? Sappiamo che rendere i nostri dati disponibili a chiunque comporta dei rischi legati al furto di identità. Abbiamo già affrontato l’argomento nel post sulle frodi nelle offerte di lavoro.

Se in precedenza abbiamo parlato dei pericoli insiti negli annunci pubblicati dalle aziende, stavolta ci concentriamo su dati che noi stessi immettiamo in rete con lo scopo di essere trovati: cerchiamo di renderci visibili, tracciabili dai motori di ricerca e nello stesso tempo evitare il furto dei nostri dati. Impresa impossibile? Passiamo ad analizzare i diversi aspetti della questione. Il personal branding Consiste nell’arte di vendere se stessi come fossimo dei prodotti, con la piccola differenza che noi siamo persone… La letteratura e la manualistica in materia è abbastanza nutrita, così come i blog specializzati in questa nuova e affascinante materia. Ma in cosa consiste nella pratica? Prima di tutto bisogna coordinare l’utilizzo dei diversi social media su cui compilare il nostro profilo, scegliendoli e selezionandoli secondo la nostra utilità. Se ci ricordiamo di avere un profilo vecchio di un anno o più, dovremmo cercare di aggiornarlo o cancellarlo. Verba volant, scripta manent, soprattutto su internet dove ogni contenuto può essere ripescato selezionando le giuste chiavi di ricerca. Usiamo sempre password differenti tra i vari account, soprattutto per quelli più importanti. Quando facciamo una verifica sui motori di ricerca ricordiamo che ogni modifica richiede qualche tempo perché i risultati siano aggiornati e visibili e che, probabilmente, ci saranno una serie di nostri omonimi: come possiamo sapere se sono furti di identità? In questi casi SICURNET riesce a distinguere, incrociando i dati, proprio quei casi di omonimia che gli alert dei motori di ricerca non distinguono dai furti di identità, permettendo di risparmiare tempo e inutili preoccupazioni. Attenti agli amici Molti di noi condividono i dati sul proprio profilo personale solo con gli amici, perché di loro ci si può fidare, giusto? Ma chi sono i nostri amici sui social network? Dipende da noi. Quando riceviamo una richiesta d’amicizia la maggior parte di noi dà un’occhiata fugace al profilo da cui giunge la richiesta: immagine, credenziali, sembra sia tutto ok… Se lo riconosciamo diamo l’ok, se non lo conosciamo, magari accettiamo ugualmente. La verità è che quei profili che noi riconosciamo immediatamente (grazie a una semplice immaginetta) potrebbero essere fasulli. Con un profilo fittizio si può accedere a molte altre identità e moltiplicare così le possibilità di frode. Ricordiamo che i ladri di identità puntano sui grandi numeri. E voi? Quali precauzioni prendete nel gestire il vostro personal branding? Photo: SOCIALisBETTER