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Inflazione: consigli su come proteggere i propri risparmi. Intervista a Marzia Redaelli


Secondo le ultime stime dell'Istat, l'inflazione ha ormai raggiunto il 6,5% su base annua, una cifra trascinata in alto dai beni energetici e che rischia di costarci, come abbiamo già spiegato, centinaia se non migliaia di euro all'anno.
Ma il calo del potere d'acquisto non ha un effetto solo sul nostro carrello della spesa e le nostre bollette. Può anche influire sui nostri risparmi e sui prestiti che abbiamo acceso o che intendiamo accendere.
Per sapere cosa sta succedendo e avere alcuni preziosi consigli su come approcciarci al tema del risparmio e del credito in questi tempi di rincari, abbiamo intervistato la giornalista del Sole 24 Ore Marzia Redaelli.

Cosa può fare un piccolo risparmiatore per proteggere i suoi risparmi dall'inflazione?

Il mio consiglio è prima di tutto quello di chiedere consiglio alla propria banca. Ma non solo, è bene anche rivolgersi a dei consulenti finanziari indipendenti, ascoltando diverse voci. Proprio come si fa quando si chiede un prestito, non bisogna mai fermarsi alla prima possibilità ma consultarne diverse per poi scegliere, nell'eventualità, quella che più ci convince. È lo stesso anche con gli investimenti, fatta salva l'obbligatorietà per legge, in ogni caso, del questionario MiFID per la comprensione del profilo di rischio del potenziale cliente.
Si tratta di un questionario che permette, sia a chi offre servizi finanziari che ai risparmiatori che intendono acquistarli, di comprendere il livello di rischio che questi ultimi possono accettare, e di conseguenza il tipo di investimento che fa per loro. Va, quindi, compilato con grande attenzione.

E per chi decide di optare per la scelta di investire, quali sono le possibilità?

Purtroppo al momento è difficile, se non impossibile, investire con rendimenti che coprano l’inflazione, soprattutto senza prendere grandi rischi. I BTp (i Buoni del Tesoro italiano poliennali) rendono lo 0,6% con durata biennale e il 2,6% con durata decennale. Il Bund tedesco a dieci anni, il titolo di riferimento dell’Area euro, rende lo 0,9%. Il rendimento del Treasury Usa decennale, che comporta però il rischio del cambio tra euro e dollaro, è salito al 2,8%.
Le azioni, come è noto, non danno di per sé garanzia del capitale investito (per definizione sono un investimento in capitale di rischio).
I titoli legati all’inflazione (Inflation linked) danno una copertura al rialzo dei prezzi, ma il mercato sconta in anticipo le attese sui tassi e sul carovita. Secondo gli esperti, le obbligazioni Inflation linked (cioè legate all'inflazione) americane hanno già incorporato il rialzo. Quelle europee avrebbero ancora un cuscinetto di premio perché non è chiaro cosa potrà fare la Banca centrale europea, per via della possibile recessione in conseguenza della guerra e del rallentamento fisiologico dell’economia dopo i balzi. Il mercato dei tassi di interesse sconta un rialzo dei tassi da parte della Bce dello 0,7% quest’anno (ora i tassi sono a zero), ma lo scenario non è limpido.

Avere del denaro liquido sul conto corrente oggi può essere un rischio?

Le giacenze sui conti correnti sono garantite dal Fondo interbancario di tutela dei depositi fino a 100.000 euro, però, dal punto di vista della conservazione del potere di acquisto, con l’inflazione attuale, il valore del denaro sui conti correnti è eroso dal livello dell’inflazione, che in Italia – appunto - è salita al 6,5% su base annua*.

Dove è meglio investire quando c'è una crescita dell'inflazione?

In attività finanziarie meno sensibili all’erosione dei prezzi e all’aumento dei tassi di interesse. Sul mercato azionario, in titoli di società poco indebitate, con flussi di cassa frequenti che diano velocemente disponibilità di denaro e non lo tengano vincolato a tassi fuori mercato. E anche, in azioni di società in grado di trasferire ai clienti l’aumento dei prezzi.
Un classico caso sono le aziende dei beni di consumo come gli alimentari o quelle del settore farmaceutico. In generale, i settori ciclici, cioè legati alla crescita economica, che dovrebbe accompagnare l’inflazione; anzi, è la crescita che in teoria spinge l’inflazione. Però siamo in una situazione anomala, dove i prezzi sono spinti più che altro dai problemi di offerta delle materie prime, in primis il gas che proviene in gran parte dalla Russia.
Per le obbligazioni, meglio scegliere quelle di breve durata, sempre perché non vincolano l’investitore a tassi fuori mercato e, dunque, patiscono meno l’aumento dei tassi rispetto ai titoli di debito a lungo termine; poi quelle a tasso variabile, con le cedole che si adeguano al rialzo dei tassi di interesse; infine, le obbligazioni Inflation linked: ce ne sono legate all’inflazione italiana e a quella dell’area euro, che agganciano ai prezzi le cedole o soltanto il capitale. Le seconde hanno meccanismi un po’ più complessi delle obbligazioni tradizionali e la quotazione può oscillare maggiormente, a seconda di come si muovono le aspettative di inflazione.
Infine, ci sono investimenti tradizionalmente difensivi contro l’inflazione, come l’oro (che si può acquistare anche attraverso gli Etf, i fondi passivi quotati) o il mattone. Anche in questo caso, tuttavia, la correlazione tra aumento dei prezzi e valore dell’investimento non è così automatica. L’oro, per esempio, è salito molto (sopra i 1.900 dollari l’oncia) dopo essere stato fermo per anni, ma non tutti gli analisti finanziari sono concordi sulle sue potenzialità ulteriori di guadagno.
Il mattone è ancora il bene preferito dagli italiani quando c’è incertezza, ma il possibile rialzo dei tassi lo frena attraverso una minore richiesta di mutui.

L'inflazione avrà un'influenza anche sui tassi di interesse?

Certo, perché per fermare l’inflazione o per tenerla sotto controllo le banche centrali aumentano i tassi di interesse e le banche commerciali, a loro volta, aumentano i tassi ai quali concedono prestiti e finanziamenti. La situazione attuale, però, è delicata, perché l’aumento dei prezzi arriva dalla scarsità delle materie prime e l’aumento dei tassi potrebbe essere inefficace a fermarlo, mentre potrebbe rallentare bruscamente l’economia.

Cosa cambierà per chi ha acceso un mutuo?

Se il mutuo è a tasso fisso nulla, se è a tasso variabile subirà l’aumento dei parametri ai quali è agganciato il costo per interessi, soprattutto se la Bce alzerà i tassi più delle aspettative. Al momento il tasso Euribor a 3 mesi è ancora negativo, nonostante i rialzi da inizio anno.

Ha dei consigli per chi vuole chiedere oggi un prestito?

In generale, come per ogni spesa, valutare diverse offerte. Lo spread applicato dalle banche ai tassi di mercato, cioè il margine in più chiesto dai finanziatori rispetto ai tassi di mercato, varia da banca a banca. E poi, bisogna considerare che un tasso variabile potrebbe significare una rata più alta o molto più alta nel prossimo futuro. Il tasso fisso è in genere più alto, ma dà la sicurezza dell’importo definito a priori. Tuttavia, quest'ultimo è oggi in grande crescita.
Il consiglio, dunque, rimane un po' sempre lo stesso: valutare molte offerte e approcciarsi al tema con freddezza, non nella fretta del momento.


*Dato Istat marzo 2022