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Pagamenti con lo smartphone: a che punto siamo in Italia


Pagare con il telefonino è una delle tendenze più in crescita a livello globale. Secondo una ricerca realizzata da BI Intelligence, la cifra d'affari dei pagamenti con smartphone negli Stati Uniti potrebbe toccare gli 86 miliardi di dollari entro il 2018 In Italia, paese tradizionalmente legato all'uso del contante, la crescita c'è, anche se minore: nel 2014 i pagamenti digitali sono aumentati del 3,6% e più della metà di questi sono rappresentati dai pagamenti via smartphone, per un totale di circa 2 miliardi di euro nel 2014, con una previsione di 4 o 5 miliardi entro il 2017 (dati dell'Osservatorio Mobile Payment & Commerce del Politecnico di Milano). A trainare questa crescita, il pagamento di bollettini e l'acquisto di biglietti (come quelli per il trasporto pubblico o la sosta). Le aziende creatrici di sistemi operativi per smartphone (in particolare Google con Android e Apple con iOS) sono in prima linea per la realizzazione di sistemi di pagamento innovativi, introdotti negli ultimi mesi in alcuni paesi. L'Italia dovrà aspettare ancora un po' e probabilmente le maggiori novità per i pagamenti via smartphone arriveranno nel corso del 2016. La tecnologia più diffusa rimane la Near Field Communication (NFC) che permette di pagare avvicinando lo smartphone a un lettore e quasi tutti gli operatori nell'ambito dei pagamenti digitali hanno sviluppato le proprie applicazioni per rendere sicuri e semplici i pagamenti con questa tecnologia: nella maggior parte dei casi basta inserire un codice nell'applicazione al momento del pagamento e la transazione è autorizzata. Se i nuovi servizi per i pagamenti mobile di aziende come Apple, Google o Samsung arriveranno in Italia solo a partire dal prossimo anno, il Garante per la privacy ha già adottato un provvedimento specifico per garantire maggiori tutele degli utenti. In particolare: le aziende potranno utilizzare i dati registrati per l'invio di pubblicità solo con il consenso degli utenti, potranno conservare i dati solo per sei mesi, dovranno creare sistemi di autenticazione forti e non potranno creare profili degli utenti incrociando dati diversi in loro possesso.